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CATALOGNA
Regione mediterranea della penisola iberica. Dopo il dominio cartaginese e romano, nel 415 passò sotto i visigoti, dai quali derivò il nome (Gothaland, Gotalonia), quindi fu invasa dagli arabi nel 712. La spedizione franca dell'801 liberò Barcellona e costituì una contea inserita nell'impero carolingio, divenuta indipendente nel corso del X secolo e poi impegnata nella Reconquista. Nel 1112 Raimondo Berengario III acquisì attraverso il matrimonio con l'erede della Provenza i diritti su quella contea; suo figlio Raimondo Berengario IV nel 1137 sposò l'erede dell'Aragona, mentre i suoi successori estesero la loro influenza feudale nella Linguadoca. Pietro II il Grande prese parte nel 1212 alla battaglia di Las Navas di Tolosa e nel 1213 fu sconfitto e ucciso nella battaglia di Muret combattendo in difesa del conte di Tolosa, e trent'anni dopo si estinse il ramo della famiglia titolare della contea di Provenza. Mentre Barcellona si affermava come uno dei più attivi porti del Mediterraneo occidentale, la dinastia catalana-aragonese riprendeva nel XIII secolo i progetti di espansione mediterranea, acquisendo le Baleari, Valenza, la Sicilia e la Sardegna. Nel 1410 si estinse la dinastia catalana, sostituita, attraverso il matrimonio della sua ultima esponente con Giovanni I di Castiglia, del ramo cadetto della dinastia castigliana, che con Alfonso V il Magnanimo si impadronì nel 1442 anche del regno di Napoli. Unita con l'Aragona alla Castiglia (Ferdinando II il Cattolico, 1469), la Catalogna mantenne le sue cortes e tutte le altre istituzioni di autogoverno. I tentativi di Olivares di ridurre le autonomie catalane provocarono una sommossa nel 1640. Sorta come ribellione contro le truppe castigliane in Catalogna, si tramutò in rivoluzione separatista che offrì il titolo di duca a Luigi XIII di Francia e poté essere domata solo nel 1652. I propositi accentratori di Filippo V di Borbone causarono una nuova sollevazione nel 1704: la Catalogna riconobbe come sovrano il rivale Carlo d'Asburgo (guerra di successione spagnola). Divenuto re di Spagna, Filippo V abolì le cortes e i fueros catalani. Dalla metà del Settecento la Catalogna beneficiò di un notevole sviluppo del settore tessile e nel secolo successivo essa fu una delle poche regioni spagnole ad avviarsi verso un autonomo processo di rivoluzione industriale. L'autonomismo catalano riapparve nel 1836 come adesione al carlismo, ma dalla fine del secolo si convertì in un forte movimento anarchico, promotore di scioperi e violente agitazioni. Le sinistre autonomiste conquistarono il comune di Barcellona alle elezioni del 1931 e, mentre in Spagna sorgeva la seconda repubblica, la Catalogna si proclamava repubblica indipendente. Rientrata nello stato unitario spagnolo dopo aver ottenuto ampie autonomie dal governo di sinistra, fu in prima linea contro i franchisti nella guerra civile spagnola, ma Barcellona giunse a ribellarsi al governo centrale proclamando un regime anarchico-trotzkista. Dopo la caduta di Barcellona (febbraio 1939), le fu imposto un duro regime centralista che giunse a mettere fuori legge la lingua catalana. L'autonomismo catalano fu una delle maggiori forze di opposizione al franchismo nell'ultima fase del regime e dopo il ritorno della democrazia la Catalogna ottenne lo statuto di regione autonoma (1979) e un proprio parlamento.

S. Russo

P. Vilar, La Catalogne dans l'Espagne moderne, Sevpen, Parigi 1962; Aa. Vv., Història de Catalunya, Vicens-Vives, Barcellona 1980.
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